Abusi edilizi documentati con Google Earth

Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Campania, con la sentenza n. 6059/2025 del 5 settembre, ha stabilito che le immagini di Google Earth possono essere utilizzate come prova decisiva contro gli abusi edilizi.
  • La sentenza riguarda un caso in provincia di Napoli, dove Google Earth ha dimostrato che un immobile contestato non esisteva nel 2017. Questo ha reso impossibile per il proprietario sostenere che la costruzione fosse antecedente al 1967, anno della cosiddetta “legge ponte”, che esenta dall’obbligo di titolo edilizio.
  • Il principio chiave è che se Google Earth mostra che un fabbricato non esisteva, spetta al proprietario fornire prove documentali oggettive e incontrovertibili che attestino la costruzione prima del 1967, per sottrarsi all’obbligo di demolizione. Tali prove non possono essere semplici dichiarazioni o testimonianze, ma devono consistere in rilievi tecnici, aerofotogrammetrie, mappe catastali storiche o altri documenti pubblici.
  • La sentenza sottolinea anche che non è possibile considerare separatamente parti di un fabbricato (come recinzioni o cancelli) se queste contribuiscono complessivamente alla formazione di un organismo edilizio nuovo, per il quale è sempre necessario il permesso di costruire. L’unitarietà dell’intervento deve essere valutata anche in base all’effetto complessivo sul territorio.
  • In presenza di vincoli paesaggistici, come nel caso specifico, l’obbligo del proprietario diventa ancora più stringente, richiedendo non solo il titolo edilizio ma anche l’autorizzazione paesaggistica.
  • Questa pronuncia rafforza l’idea che strumenti digitali gratuiti come Google Earth possono svolgere un ruolo determinante come prova nei procedimenti amministrativi e giudiziari, fornendo una “fotografia temporale” che smonta le pretese di presunta anteriorità. Di conseguenza, i Comuni potrebbero utilizzare più spesso tali strumenti per verificare la sussistenza di manufatti e far valere l’onere della prova.
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